Un luogo che vi voglio suggerire, e che per me è stato un viaggio magico, è il Castello di Carini.
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Dovete sapere che fin da bambina sono stata spesso a Carini, ospite dei miei nonni paterni, che erano per me due figure magiche e il loro affetto l’elisir della felicità.
Mi adoravano ed erano orgogliosissimi di me, del mio aspetto e della mia “chiacchiera”: pensate che mia nonna non mi lasciava un minuto sola, perché aveva paura che mi rapissero..!!
Si sa, i nonni stravedono per i nipoti ed i miei non facevano eccezione, anzi addirittura esageravano.
Quel che più conta, è che mi facevano sentire importante, una piccola principessa speciale.
A proposito di principi e principesse, di conti, baroni e marchesi, come in ogni fiaba che si rispetti, anche la mia ha un castello: il Castello di Carini per l’appunto.
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Fin da piccola guardavo quella costruzione maestosa che si ergeva in cima ad una rupe e sovrastava tutto l’abitato e, affascinata, chiedevo di poterla visitare.
Mi rispondevano che era impossibile, perché in rovina e pericolosa, e poi su di essa girava una strana leggenda…
Trascorsero gli anni, nel frattempo mia nonna era morta giovanissima per una letale malattia, e mio nonno, ormai in pensione, si era trasferito a Palermo.
Era il 1975, abitavo in Piemonte, quando, accendendo la tv, rimasi incantata a guardare un nuovo sceneggiato: L’amaro caso della baronessa di Carini, che aveva come regista Daniele D’Anza e come protagonisti principali Ugo Pagliai, Janet Agren e Adolfo Celi, e per soggetto una libera interpretazione di una ballata popolare del 1500.
Questa vicenda era ambientata, con una trasposizione storica, nel 1812, e vi si alternavano amore e potere, delitti d’onore, usurpazioni di feudi e proprietà terriere.
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Rimasi particolarmente affascinata dalla storia ricca di mistero, dalla colonna sonora che mi faceva venire la pelle d’oca, dalla stupenda interpretazione degli attori.
Passarono altri anni ancora e questa leggenda rimase in un cantuccio della mia mente, sembrava ormai dimenticata.
Nella mia vita ho però scoperto che certi percorsi che sembravano dimenticati tornano poi improvvisamente alla ribalta, quasi per magia..!!
Era il 2002 ed io, per motivi di immissione in ruolo, chiesi la provincia di Palermo e venni nominata proprio all’Alberghiero di Carini, Carini capite?
La provincia di Palermo, dovete sapere, è molto vasta; si estende sino alle Madonie e mio padre mi aveva dato della pazza quando feci domanda, dicendomi che mi avrebbero mandato nell’entroterra, in qualche paesino sperduto, sola con mio figlio ancora piccolo; io però non volli sentire ragioni, perché c’era una voce dentro di me che mi diceva che stavo facendo la scelta giusta, e così fu..!!
Arrivata a Carini un’ondata di ricordi mi assalì, legata agli odori e ai sapori che mi avevano tenuta legata a quel luogo: l’odore dei cedri, dei limoni, dei cespugli di bosso; il sapore dell’insalata di agrumi con la cipolla e le olive, la caponata ricoperta di mandorle tostate e tritate, la pasta con le sarde con l’uvetta sultanina piccola e nera, il gateau di patate, i cannoli; non parliamo poi dei buccellati di fichi, canditi e mandorle, tipico dolce natalizio siciliano, che mia nonna, per Natale, non mi faceva mai mancare, anche quando c’eravamo trasferiti al Nord, insomma una vera festa per l’olfatto e per il palato, così ricca di suggestioni..!!
Da lassù il castello mi guardava ed io guardavo lui..sembrava chiamarmi..ma io non sapevo che ora era stato restaurato ed era visitabile..!!
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Trascorsero altri tre anni di quest’amore platonico a distanza, quando un giorno, a Mazara del Vallo, per la festa di San Vito, mentre ero in giro con mio figlio per la Fiera, ecco che una bancarella di libri attira la mia attenzione, ma fin qui nulla di particolare, perché io mi fermo sempre dove vendono libri, anche nei centri commerciali.
Rovistando tra le varie opere mi soffermai su quelle che raccontano magiche storie di Sicilia, un po’ perché mi affascinano, un po’ perché penso che possano ritornarmi utili per qualche ricerca con i miei alunni.
Ed ecco, tra tanti libri, farmi l’occhiolino uno che raccontava la vera storia della baronessa di Carini; decisi subito di acquistarlo e tornando a casa lo lessi tutto d’un fiato.
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Improvvisamente, ancora immersa in quella surreale atmosfera, telefonai alla Pro Loco di Carini e chiesi se era possibile visitare il castello e in quali orari; mi risposero affermativamente e mi diedero tutti i ragguagli richiesti, dopo qualche ora ero già a Carini con mio figlio e i miei genitori, che avevo coinvolto in quel viaggio nel passato..!!
Il castello, situato in un posto meraviglioso, domina la vallata e dalla finestra si gode uno stupendo panorama aereo; lo sguardo corre sulle abitazioni, sui fichidindia, sul mare: questo è ciò che sicuramente ammirava ogni giorno la Baronessa di Carini, quando aspettava con trepidazione il suo amante, e nel suo ultimo momento di vita avrà dato a quel luogo il suo ultimo carezzevole addio..!!
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Girando per le sale del castello, mi ritornava alla mente la colonna sonora dello sceneggiato tv, cantata magistralmente da Gigi Proietti..
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e rivedevo la scena più tragica…
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“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori, tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu, l’appressu corpu la donna muriu.”
Rivedevo la mano insanguinata della baronessa, che si appoggiava al muro, lasciando un’orma indelebile, prima di perdere per sempre l’ultimo anelito di vita, e questa scena ripetersi nella mia mente, così com’era stato fatto nello sceneggiato, più e più volte..!!
Fuori dal Castello pensai che forse in paese avrei trovato la videocassetta di quello sceneggiato e così fu; la guardai diverse volte insieme a mio figlio, per rivivere ancora un po’ la vicenda, ora che avevo visto la scena del delitto, e per farne partecipe mio figlio, che mi guardava incuriosito, ma poi anche lui affascinato..!!
Niente però succede per caso e quell’anno, dopo alcuni mesi, fui invitata a partecipare al progetto P.O.N., che aveva proprio per oggetto il teatro, il territorio di Carini e la storia della Baronessa.
Tornai nuovamente al Castello, perché lì fu allestita una pièce teatrale scritta dagli alunni e da loro organizzata anche dal punto di vista scenografico, sotto la consulenza di esperti retribuiti dalla Scuola.
Come vedete, ci sono posti nella vita che diventano emblematici del nostro destino e che restano per sempre nel nostro cuore..!!
Nicole Valents