I leoni di Sicilia

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Nicole Valents

Carissimi amici blogger, dopo la pubblicazione del mio ultimo articolo su “Donna Franca Florio”, casualmente una mia lettrice, Elisabetta, mi ha parlato con entusiasmo del libro “I leoni di Sicilia”, della scrittrice Stefania Auci, che parla dei Florio e di come siano diventati importanti.

Tale suggerimento inconsapevole mi ha incuriosito, ma poi, presa da mille impegni, l’ho dimenticato, almeno così credevo. Dopo qualche settimana, mentre mi trovavo in un centro commerciale, sono entrata in una libreria e, guarda caso, proprio lì troneggiava nel centro del negozio il libro in questione: è bastato un attimo ed il libro è diventato mio !

Ho stabilito così il mio patto narrativo con l’opera, ora toccava alla vicenda mantenere alta la tensione, diventare di minuto in minuto sempre più interessante. Devo ammettere che non mi ha delusa, la storia è avvincente, soprattutto perché inizia proprio dalle origini, da quando, nel 1799, Paolo e Ignazio Florio partono da Bagnara Calabra, in seguito ad un disastroso terremoto, alla volta di Palermo, in cerca di una sistemazione migliore.

Già quest’inizio mi ha incuriosito, perché pensavo che i Florio fossero palermitani fin dalla prima generazione, invece in quanto bagnaroti furono ritenuti “stranieri” per tutta la vita. Dovettero quindi affrontare mille difficoltà, ma dimostrarono caparbietà e tenacia, rivelandosi intraprendenti imprenditori.

Iniziarono da una piccola aromateria, in via dei Materassai in San Giacomo alla Marina, che trattava spezie di ogni genere, come la noce moscata e la cannella, fino al commercio di un farmaco ricavato dalle radici o dalla corteccia dell’albero della china, il cortice, da cui si traeva il chinino, impiegato per combattere la febbre terzana, in un momento in cui la malaria infestava la Sicilia. La drogheria divenne in breve tempo uno dei negozi più floridi di Palermo.

Avviarono poi il commercio di zolfo, acquistarono case e terreni dai nobili decaduti palermitani e crearono anche una loro compagnia di navigazione.

Palermo guardò l’ascesa e l’espansione dei Florio con grande stupore, ma quegli uomini senza blasone, “stranieri”, continueranno ad essere per i palermitani invidiosi “facchini”, “portarobbe”.

I Florio, orgogliosi e desiderosi di riscatto sociale, costituiranno un impero e  vedranno quei nobili spiantati umiliarsi in cambio di un prestito.

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Il leone che beve

Ignazio fondò con il nipote Vincenzo, figlio del fratello Paolo, deceduto in giovane età, Casa Florio, che venne rappresentata con i loro due nomi abbreviati, F.lli I. e V. Florio, e con l’immagine di un leone che beve lungo un fiume, vicino ad un albero di chinino, dando così un senso di continuità alla Casa, che era sorta grazie al commercio del cortice.

Vincenzo, il figlio di Paolo, spinto dallo zio, compì diversi viaggi in Inghilterra per allargare i suoi orizzonti nell’ambito della gestione industriale e delle innovazioni tecnologiche,  in compagnia dell’inglese amico di famiglia Beniamino Ingham, geniale fondatore di un impero economico in Sicilia e in America.

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Tornato in Sicilia, intraprese svariate attività, come la commercializzazione del vino Marsala in tutto il mondo, fino a quel momento considerato il vino dei poveri.

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Cantine Florio a Marsala

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Cantine Florio a Marsala

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Cantine Florio a Marsala

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Non pago, acquistò la tonnara di Favignana e, novità assoluta, inventò un metodo rivoluzionario di conservazione del tonno, sottolio e in lattina, rilanciandone così il consumo.

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Casa Florio, ormai molto rinomata, diventò, come si suol dire, un marchio e una garanzia.

Vincenzo divenne poi armatore e costituì nel 1840, con Beniamino Ingham e Gabriele Chiaramonte Bordonaro, una grossa compagnia di navigazione, nata come Società dei battelli a vapore siciliani.

I vascelli della loro compagnia di navigazione, che effettueranno anche i primi collegamenti con la Cina e l’ America, erano elegantissimi, per gli arredi firmati Basile e per le stoffe e i dipinti firmati Ettore De Maria Bergler.

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Il Corriere siciliano di Vincenzo Florio, 247 tonnellate

Il Corriere siciliano e l’Elettrico erano due dei vascelli della Società, caratterizzati da grande modernità.

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L’Elettrico di Vincenzo Florio, 344 tonnellate

Vincenzo costruì anche una fonderia, la Fonderia Oretea, per coadiuvare le attività nel campo della navigazione marittima.

 

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Fonderia Oretea

La nascita della Oretea segnò l’inizio dell’espansione della metallurgia siciliana, tanto che nel 1846 la Fonderia presentò la prima macchina a vapore di costruzione interamente siciliana.

Fu anche banchiere, costituì il Banco Florio nel 1845, e divenne presidente della sede di Palermo della Banca Nazionale nel 1861. La Compagnia Florio navale firmò nel 1862 una convenzione con il Governo italiano per assicurarsi il servizio postale e commerciale della Sicilia e la linea da e per Napoli. Nel 1863 fu Presidente della Camera di Commercio di Palermo.

Durante la rivoluzione siciliana del 1848 fu membro della Guardia Nazionale; nel 1864 venne nominato senatore del Regno per i suoi  meriti in campo imprenditoriale.

Morì l’11 settembre 1868 a Palermo ed è lì sepolto, nel Cimitero di Santa Maria di Gesù.

Il libro di Stefania Auci si sofferma alquanto sul contesto storico di quegli anni, sui dati storici dei Florio, a cui la scrittrice perviene grazie a meticolose ricerche, non è però un saggio, bensì un romanzo, dove su uno sfondo reale l’autrice imbastisce un racconto intimo e privato dei protagonisti, soffermandosi sui loro pensieri, sulle emozioni, sulle difficoltà.

Lei non c’era, ma la vicenda tratteggiata è quanto mai verosimile ed accattivante.

Bellissimi i ritratti delle due donne presenti nella vicenda: Giuseppina Saffiotti e Giulia Portalupi.

Giuseppina Saffiotti, moglie di Paolo, madre di Vincenzo, cognata di Ignazio, diventata presto vedova, amerà per tutta la vita il cognato, ricambiata con un amore eterno, dolce e rispettoso. Per amore della stabilità della famiglia, sacrificheranno la loro passione.

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Vincenzo Florio, con la moglie Giulia, il figlio Ignazio sr e la nuora Giovanna d’Ondes

Giulia Portalupi, di origine milanese, amante di Vincenzo, a cui diede tre figli, Giuseppina, Angelina e Ignazio, fu sposata solo in seguito alla nascita dell’erede maschio, perché avrebbe dato continuità alla famiglia. Per quattro anni la loro relazione fu clandestina, perché Vincenzo, su volere della madre, pensava di dover sposare una nobile, per conferire un blasone alla Casa Florio. L’amore poi ebbe la meglio e Vincenzo riuscì a prendere la decisione migliore, sposò Giulia, la donna che lo amò per tutta la vita con grande dedizione e rispetto, suo porto sicuro, che lo terrà al riparo da ogni intemperia.

Consiglio a tutti di leggere questo splendido libro, che vi trasporterà in una Palermo ricca e operosa, dotata di grande fascino, in cui si impernia la storia di una famiglia che ha intrapreso un percorso di ascesa commerciale e sociale.

La saga dei Florio però non finisce certo qui, forse la scrittrice intende donarci un altro capolavoro, che ci condurrà fino alla decadenza della famiglia Florio e alla sua scomparsa, per mancanza di eredi maschi.

Nicole Valents

 

 

* Le foto e le notizie storiche sono state reperite in Internet.

 

 

 

11 commenti Aggiungi il tuo

  1. Giacomo Calcagno ha detto:

    Bellissima recensione , non sapevo che la Fonderia Oretea fosse stata costruita dai Florio… E come sempre sei bravissima nel recensire le storie… In particolar modo quelle dei Florio.

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  2. Giacomo Calcagno ha detto:

    Spero che ci sia in approfondimento sui Florio,

    Piace a 2 people

    1. Grazie, sono contenta che il mio articolo ti sia piaciuto; le foto e alcuni dati li ho reperiti in Internet. 😁😁😁

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    2. È difficile rimanere indifferenti di fronte ad una famiglia affascinante come i Florio, può anche darsi che io trovi altri spunti per indagare tra le pieghe del loro passato. 👌

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  3. time2lifestyle ha detto:

    Che bella saga familiare!!! È incredibile la loro intraprendenza ed il fiuto per gli affari.

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    1. La famiglia Florio mi ha sempre intrigato..conoscerne la storia mi ha affascinato! 😍

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  4. ili6 ha detto:

    Un bellissimo romanzo storico, scritto benissimo. Attendo già la seconda parte.
    Marirò

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    1. La attendo anch’io con grande curiosità! 🙂

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  5. wwayne ha detto:

    Rieccomi! Ma non lo aggiorni più il tuo blog?

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    1. Ciao Wwayne, bentornato! 🙂
      Come vedi sono di nuovo qua ed ho scritto altri due articoli. Dimmi un po’ cosa ne pensi.

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      1. wwayne ha detto:

        Penso che la felicità consista prima di tutto nel sapersi accontentare. Perché se non apprezzi ciò che hai, automaticamente ti precludi la possibilità di essere felice.
        Colgo l’occasione per dirti che nei giorni passati da quando ti ho scritto anch’io ho pubblicato un nuovo articolo… spero che ti piaccia! 🙂

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