Nicole Valents
Guardando il regalo che mio figlio mi ha fatto per la festa della mamma, due belle teste di moro, di piccolo formato, che ho subito collocato in soggiorno, sui ripiani della mia vetrinetta aperta, mi è venuta voglia di approfondire la storia di queste creazioni.
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Diversi anni fa andai a Caltagirone e rimasi piacevolmente sorpresa da questa bellissima cittadina, ricca di storia, espressa in ceramiche dalla creatività straordinaria e, tra queste, le singolari teste di moro.
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In realtà campeggiano sui balconi di tante case siciliane, soprattutto della Sicilia orientale.
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Ve ne sono di varie tipologie, di vari colori, secondo l’estro dell’artista che le ha create. Rappresentano teste di uomini con o senza baffi, dalla pelle scura o chiara, e teste di donne bellissime nelle loro fattezze e nei decori che le accompagnano.
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A Caltagirone vi sono tanti negozi di ceramiche, dove non si può fare a meno di fare un giretto e almeno un acquisto. A casa, difatti, ho diversi oggetti di ceramica di Caltagirone, perché non ho saputo resistere di fronte a tanta bellezza.
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Fu lì che per la prima volta vidi le teste di moro e ne fui colpita. Non so se subito mi piacquero, sicuramente mi intimorirono e poi mi affascinarono. Mio figlio, che è un acuto osservatore, non dimenticò le mie sensazioni e, quando l’occasione si è presentata, le ha acquistate per farmene dono.
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Le teste di moro sono delle creazioni davvero singolari, in realtà sono dei vasi antropomorfi, che riproducono un motivo antico, che risale intorno all’anno 1000.
Vi sono delle leggende sull’origine di questi vasi, che raccontano un amore tradito e la decapitazione dell’amante per tenerlo con sé tutta la vita dentro ad un vaso antropomorfo di basilico, con le sembianze dell’amato, innaffiato dalle lacrime della giovane sventurata.
Anche una famosa novella del Decamerone di Boccaccio, riprende tale tematica. Viene narrata da Filomena nella IV giornata, riguardo agli amori infelici, e vede come protagonista Lisabetta da Messina, una splendida fanciulla che vive una storia d’amore impossibile; tradita dai suoi stessi fratelli, che le uccidono l’uomo che ama, decapita la testa del suo amato e la seppellisce in un vaso di basilico, per non privarsi della sua presenza.
Queste due storie, ambientate entrambe in Sicilia, hanno in comune l’amore passionale, il vaso e il basilico. Ci si chiede perché proprio il basilico, ebbene, a quanto pare, era considerata la pianta dei re e nel mondo romano venne addirittura ritenuta sacra, mentre nel Medioevo divenne simbolo dell’amore negato.
A tal proposito, una famosa ballata popolare, dal titolo La canzone del basilico, di un autore anonimo, che ci è stata trasmessa da Giosuè Carducci in Cantilene e ballate dei secoli XIII e XIV, antecedente all’opera di Boccaccio, racconta la storia di Lisabetta, che diede poi spunto alla novella del grande scrittore.
Comunque, tornando alle teste di moro, le ritroviamo come motivo anche nella gioielleria e nella moda, in particolare quella firmata Dolce & Gabbana, che molto si è riagganciata alla tradizione siciliana, esportandola in tutto il mondo.
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Nella foto soprastante una bellissima modella, vestita dai due grandi stilisti, interpreta contemporaneità e tradizione indossando come fascia per capelli un bellissimo foulard dai decori e colori siciliani, mentre il suo volto è valorizzato da orecchini che riproducono una testa di moro.
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Caldi colori nella mise ritratta nella foto creano una splendida cornice che interpreta un fascino totalmente isolano e poco riproponibile altrove.
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Dolce & Gabbana hanno usato il motivo delle teste di moro anche per impreziosire le loro vetrine, rendendole originalissime e al contempo ambasciatrici della tradizione sicula.
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Personalmente trovo splendide queste vetrine particolarissime, anche se le teste di moro, per la loro imponenza e grande personalità, potrebbero sovrastare i capi esposti. Eppure la sobria ed elegante giacca maschile qui esposta, per contrasto, sembra quasi risaltare.
Naturalmente la pasticceria siciliana non poteva non riprodurre un dolce con simili fattezze, ed ecco le teste di turco a forma di turbante arabo, ripiene di ricotta o di crema pasticcera, un vero piacere per il palato. Sono dolci tipici di Scicli, famosa e bellissima cittadina barocca, che consiglio a tutti di visitare.
Spero che il mio racconto non vi abbia annoiato, a presto cari amici blogger! 🙂
Nicole Valents
Io che sono siciliano, non potevo non apprezzare questo tuo post che mi porta il profumo i colori e la nostalgia della Sicilia. Bello il tuo racconto con cui sottolinei il legame di Boccaccio con le leggende della mia terra. Ti sono infinitamente grato anche per le immagini, soprattutto per quella in cui è ritratta la testa di moro non ancora rifinita che dona risalto al dolce volto della regina in secondo piano.
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Grazie, sono davvero contenta che ti sia piaciuto il mio racconto, che nasce dalla mia curiosità per la terra che mi ha generato e che riserba per me sempre grandi sorprese e tanti angoli ancora da esplorare ed ammirare.
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Sì, hai ragione! La Sicilia ha tanti aspetti, alcuni non conosciuti e nascosti e difficili da scoprire come l’animo di ogni siciliano “verace”.
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A tal proposito, mi è sempre piaciuta la descrizione che fa Gesualdo Bufalino, in “Cento Sicilie” della Sicilia e del siciliano.
Sicuramente la conosci, ma te la ripropongo: https://rendadavide.wordpress.com/2014/09/05/le-cento-sicilie-di-gesualdo-bufalino/
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Buon giorno, Nicole. Grazie del link. Non conoscevo questo scritto di Bufalino (è un autore che conosco molto poco), che è molto ma molto interessante. Non concordo con lui solo quando dice che la morte appare in Sicilia uno scandalo. Forse avrebbe dovuto specificare che il pensiero della morte in Sicilia appare scandaloso solo a chi non conosce nel profondo l’animo Siciliano. La lunga dominazione araba ha lasciato nei Siciliani la rassegnazione alla volontà di Dio. Una rassegnazione che è diffusa in ogni angolo della Sicilia. Maggiormente in quelli più remoti. Grazie ancora di cuore. Ti auguro una buona giornata.
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Buongiorno a te, Marcello! Bella e profonda riflessione la tua sul concetto di morte in Sicilia. Sono contenta che ti sia piaciuto questo scritto di Bufalino, che, in “Cento Sicilie”, costituisce la prefazione all’antologia. Buon sabato e grazie per essere passato dal mio blog! 🙂 🙂 🙂
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ciao Nicole, questi vasi mi hanno sempre incuriosito. All’inizio li trovavo “brutti” poi il giudizio si è ribaltato! Grazie per le spiegazioni che ho trovato parecchio interessanti. Buon fine settimana
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Ciao Gisella, noto che entrambe abbiamo provato le stesse sensazioni di fronte a questi singolari vasi: all’inizio li trovi un po’ pacchiani, ma poi finisci per subirne il fascino.
Sono contenta che ti sia piaciuto il mio articolo, grazie per il commento! Buon week end! 🙂 🙂 🙂
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Sono bellissime! Grazie!
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Grazie a te per essere passata dal mio blog! Buon week end! 🙂 🙂 🙂
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Trovo che queste leggende siano molto interessanti e rendano queste teste di Moro affascinanti. Complimenti a tuo figlio che con la sua sensibilità è riuscito ad interpretare un tuo desiderio.
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Grazie Tiziana, mi fa piacere che il mio articolo ti sia piaciuto. ❤
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